“Yoshodara! Chi conosce questo nome? Il principe Siddartha, Gotama… Tutti modi per chiamare Buddha… sono nomi molto conosciuti e ovunque venerati… invece, Yoshodara… Yoshodara era sposata con Siddartha, lo amava molto. Una notte Siddartha decise di lasciare lei e il loro figlio Roul mentre dormivano per cercare l’illuminazione, per liberare l’umanità dai mali che l’affliggono e passare per sempre alla storia come Buddha.
Nemmeno una parola le ha detto ed è scappato via in piena notte.
Yoshodara aveva mostrato compassione per i malati e i sofferenti molto prima che Siddartha sapesse cosa fosse la sofferenza.
Chi può dire se Siddartha non debba la sua illuminazione proprio a lei?
Forse Yoshodara avrebbe voluto lasciare Siddartha e Roul ma non l’ha fatto.
Come potremo mai sapere cos’abbia provato Iashadara, quanto sia stata sola, come si sia sentita quando Siddartha l’ha abbandonata?
Chi ha mai pensato a lei alla sua solitudine?
Che cosa avrà detto a suo figlio Roul di fronte all’eterna domanda?! Mio padre dov’è?
Come potrebbe una madre abbandonare di notte il proprio bambino? E’ una cosa possibile solo per un uomo, Tashi, solo per un uomo.
Dopo di che Yoshodara non ebbe scelta, dovette vivere purtroppo una vita di rinunce di privazioni, si tagliò i capelli e iniziò a vivere una vita da asceta.
Sai Taashi, se tu riuscissi ad osservare il “Dharma“ con l’intensità della passione che hai dimostrato nei miei confronti, riusciresti a diventare un Buddha in questo corpo, in questa vita.”
(Dal film: Samsara)