“La prima ora di meditazione, ancor prima che il sole si alzasse, era la più bella. Un vento fresco, sfumato di odori, soffiava dalla valle, attraversava la terrazza, sfiorava quelle masse triangolari, immobili, di gente avvolta nelle coperte. […] Seduto guardavo a lungo questa muta scena di pace, prima di chiudere anch’io gli occhi. Mi pareva che il gruppo come tale sprigionasse una grande energia e che lo sforzo comune elevasse lo sforzo di ciascuno.
La mattina dell’ottavo giorno elevò anche il mio. Le gambe mi facevano malissimo, stavo di nuovo per cedere, ma d’un tratto la sofferenza s’acquietò, il dolore non mi fece più paura, cominciò a sciogliersi e sparì. Ce l’avevo fatta. La mente non era più una scimmia che saltava di ramo in ramo. Era lì. Era mia. Fu un grande piacere. Poi sentii le parole di John:<<Lascia andare….Lascia andare….Non attaccarti a niente….Non desidera niente>>. Anche quel piacere d’aver domato la mente, d’aver dominato il dolore, era passeggero, e lasciai che se ne andasse. Tornai al punto dove il respiro toccava la pelle […].”
(Tiziano Terzani – Un indovino mi disse )