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La concezione del movimento tra Oriente e Occidente ( a cura di Antonio Peis)


    La cultura occidentale si avvicina al nostro corpo immersa nella sua visione dualistica dell’uomo che, partendo dalla distinzione tra psiche e soma, crea sin  dall’inizio una separazione che è difficile colmare successivamente.
    Mentre l’anatomista, l’anatomopatologo e l’istologo prima, il biochimico, il radiologo, il genetista poi approfondiscono lo studio della struttura del corpo, lo psicanalista interpreta i movimenti della psiche. In Occidente si è lungamente tentato di riunificare mente e corpo, ma nessuna medicina psicosomatica è stata in grado di riannodare le fila di due tessuti nati su trame così differenti, ricollegando ciò che era stato pensato diviso al suo esordio. Anche lo studio del movimento soffre di questa distanza tra la dimensione materiale e spirituale dell’essere umano  ed è difficile immaginarlo come un fenomeno integrato, nonostante esso rappresenti forse una delle migliori realizzazioni ed esemplificazioni dell’unità che ci caratterizza.
    In contrapposizione a questa visione dualistica, in Oriente l’uomo è stato invece da sempre osservato con uno sguardo olistico ed immaginato come una condensazione di energia Qi che, mentre da una parte, nei suoi aspetti più densi, dà origine allo yin e dunque anche alle strutture materiali del nostro organismo, dall’altra, nei suoi aspetti più eterei, origina lo yang e di conseguenza organizza lo psichismo.
    Non esiste uno psichismo che non si ancori su una struttura materiale e tale struttura si configura coerentemente con il mentale che la organizza, la muove ed in qualche maniera la dirige: in ultima analisi si tratta di due manifestazioni differenti dello stesso fenomeno.
    Il pensiero di un movimento del corpo ed il suo contenuto emotivo, la sua realizzazione attraverso l’articolarsi di segmenti ossei mossi dal fenomeno della contrazione muscolare che si esercita attraverso la resistenza tendinea, il suo progetto contenuto nell’elaborazione di un messaggio nervoso che è elettrico prima, ionico poi ed infine molecolare e fondato su neurotrasmettitori, sono in Cina tutti elementi differenti di un “unico” fenomeno che non può essere pensato se non in maniera olistica. L’allontanamento da questa unità è anzi il primo segno della malattia, il manifestarsi di una discontinuità è il primo segnale d’allarme di una disritmia che fa “steccare” il suono di una parte del corpo che non è più in grado di accordarsi con l’armonia del tutto.
    In Cina l’esercizio di ginnastica si pone in primo luogo un fondamentale obiettivo: riprodurre e riformulare dei modelli che, mentre da una parte permettono al corpo di riacquistare la sua istintiva reattività e di ricomporsi in una unità, dall’altra ne attivano singolarmente ma contestualmente le singole componenti energetiche e psichiche, materiali e meccaniche.
    La “corporeità” è espressione yin del “mentale” yang e l’armonia del movimento del corpo rappresenta la manifestazione di un corretto equilibrio psichico.
    Un aspetto fondamentale della cultura del movimento orientale è che l’estetica del bello equivale all’omeostasi dello stato di salute e che l’acquisizione della salute stessa ed il suo mantenimento corrispondono alla valorizzazione della nostra istintiva tensione al bello. L’esecuzione di una forma di Tai Ji Quan è corretta quando è efficace ed è efficace se appare bella, essendo la bellezza della forma espressione della perfetta armonia del movimento: il gesto diviene l’esteriorizzazione di buon equilibrio yin-yang.
    Lo sport occidentale nasce accompagnato dalla categoria dell’agonismo. Il confronto con un “nemico” da battere sembra la ragione sine qua non della pratica sportiva. La ricerca medica in questo campo ci consente di affermare che il 93% degli atleti di alto livello osservati in specializzazioni sportive eterogenee soffre della mancanza di ottimizzazione degli input sensoriali, pur conservando prestazioni atletiche d’eccellenza. Per questo è frequente che chi svolge un’attività sportiva a livello  agonistico vada incontro a dive
    rse patologie croniche: tendiniti, strappi muscolari e nei casi più gravi fratture da affaticamento.
    Anche in questo campo le ginnastiche cinesi mostrano un volto differente. Se è vero che in una minima parte alcune di esse possono rientrare tra le arti da combattimento (ad esempio alcuni aspetti del Kung Fu, Wu Shu) e dunque si accompagnano a gare e quindi ad uno spirito agonistico, altre, come in particolare Qi Gong ed il Tai Ji Quan, non solo non sono nate in ambito agonistico ma non si sono mai accostate, nella loro lunga evoluzione, all’idea del confronto con l’avversario come lo concepiamo in occidente. Meglio ancora potremmo dire che combattono con un unico avversario: l’essere umano stesso ed i suoi disequilibri energetici. L’agonismo di un esercizio di Qi Gong consiste nel superare le proprie debolezze, armonizzare le disarmonie individuali e sintonizzare la coerenza delle manifestazioni mentali e corporee nell’unità del corpo stesso: in due parole mantenere la salute ed il benessere.
    Cenni Storici
    Le ginnastiche mediche sono praticate in Cina da migliaia di anni. Partendo da alcune danze rituali si svilupparono metodi di movimento e respirazione.
    Le antiche popolazioni cinesi presero coscienza del fatto che alcuni particolari movimenti, la regolazione del respiro e l’uso di alcune vocalizzazioni erano in grado di regolare determinate funzioni del corpo: per esempio il raggomitolarsi del corpo era usato per contrastare il freddo, estendere gli arti, al contrario, per dissipare il calore.
    Si possono grossolanamente distinguere tre tipi di ginnastiche: il Qi Gong, il Wu Shu e il Tai Ji Quan. Tuttavia il Qi Gong può essere considerato il fondamento delle altre.
    In tutte queste discipline si identificano tre componenti principali: il controllo del movimento, dell’attenzione e della respirazione. Queste discipline si differenziano tra loro per una maggior incidenza di un elemento rispetto agli altri.
    Le prime iscrizioni relative alle Ginnastiche Mediche Cinesi risalgono alla dinastia Zhou (XI secolo a.C.-771 a.C.)
    Nel “Classico di Medicina dell’Imperatore Giallo (Huangdi Neijing), il più antico trattato di medicina cinese esistente, è contenuta la descrizione dettagliata di queste metodiche applicate in campo medico. Sono classificate tecniche di terapia “né interne né esterne”.
    Tecniche ed esercizi
    E’ importante fare una precisazione: tutte le sequenze che vengono proposte hanno una fondamentale caratteristica, quella di poter essere praticate con contenuto consumo energetico. Ciò le rende particolarmente adatte anche ai pazienti della terza età che presentano problemi cardiocircolatori o respiratori che, anzi, proprio dall’uso quotidiano di queste ginnastiche possono essere alleviati e prevenuti invece che aggravati. Esse hanno manifestato effetti molteplici sia nella prevenzione che nella terapia di numerose patologie geriatriche: reumoartropatie, disturbi neurologici, nevrosi ansioso-depressive e disturbi del sonno, ipertensione arteriosa, patologie respiratorie e cardiache soprattutto di natura cronica, immunodepressione, ipertrofia prostratica e prostatismo, patologie dismetaboliche solo per citare le principali.
    Gli esercizi di automassaggio hanno la finalità di aprire quelli che in Cina si definiscono “gli orifizi dell’estremità cefalica” (occhi, naso, bocca, orecchio) oltreché alcuni importanti punti di agopuntura. Questa prima sequenza, oltre ad attivare e promuovere le funzioni specifiche dei vari organi di senso, crea una stimolazione generale del sistema neurovegetativo e favorisce il bilanciamento organico attraverso le connessioni funzionali che la medici
    na cinese individua tra organi sensoriali e corrispettivi organi toraco-addominali ed orbite funzionali ad essi correlate. La medicina cinese ad esempio sostiene che l’orecchio è in relazione con il rene, la sua stimolazione ottenuta attraverso specifiche manovre attiva dunque non solo le funzioni del rene, ma anche quelle dell’orbita funzionale a quest’organo collegata che comprende il sistema scheletrico, il sistema endocrino ed alcuni aspetti del sistema immunitario.
    Gli esercizi di automassaggio hanno inoltre lo scopo di promuovere la produzione dell’energia Qi e di stimolarne la circolazione nei canali o meridiani principali. Attraverso la stimolazione manuale di importanti punti di agopuntura distribuiti soprattutto sul tronco si vogliono ottenere molteplici scopi: attivare e regolare le funzioni metaboliche generali e locali dei diversi organi, distretti e tessuti ad essi correlati e dunque in generale stimolare e regolare le funzioni psiconeuroimmunoendocrine. Con il massaggio dei canali e meridiani si desidera inoltre favorire la circolazione energetica, ematica e linfatica del tronco e degli arti ed armonizzare il mentale attraverso gli esercizi di visualizzazione dei percorsi che agiscono mediante meccanismi di biofeedback.
    In particolare in questa serie di esercizi ci si avvale dei cosiddetti punti di assentimento o Bei Shu. Si tratta di punti localizzati in regione paravertebrale che contraggono rapporti specifici con le terminazioni nervose delle formazioni radicolari corrispondenti ed in questa maniera sono in grado di influenzare le funzioni dei rispettivi organi addomino-toracici: ad esempio la stimolazione dei punti corrispondenti agli spazi interspinosi D3-D5 agisce per via riflessa su polmone e cuore, quella dei punti in relazione agli spazi D8-D9 su fegato e vescicola biliare e quella dello spazio L2 sul rene.
    Gli “esercizi dei Tendini e dei Midolli”:  Yi Jin Jing. Hanno la caratteristica di “favorire la circolazione dell’energia nei meridiani principali e secondari” attivando le funzioni dei muscoli, dei tendini e delle articolazioni di tutto il corpo e di “nutrire i midolli”. Vale la pena di ricordare che quando si usa in Cina il termine “midollo” con esso si intende il “contenuto delle ossa” in senso lato. Tale contenuto comprende varie strutture che la medicina occidentale classifica in maniera diversa si tratta sia del “midollo osseo” effettivamente contenuto all’interno delle ossa, sia  del “cervello”  che del “midollo spinale” i quali  in realtà non si trovano all’interno delle ossa ma alloggiano in una sorta di “scatola ossea” costituita per il cervello dal cranio e per il midollo spinale dal canale vertebrale che percorre la spina dorsale.
    Gli esercizi dei Tendini e dei Midolli si propongono dunque diversi obiettivi:
    attraverso la mobilizzazione delle articolazioni, delle rispettive capsule articolari, lo stretching di tendini e muscoli, la contrazione degli stessi muscoli e la stimolazione delle ossa favoriscono la circolazione del sangue e dei liquidi, irrobustiscono tutte le strutture dell’apparato locomotore e ne favoriscono il trofismo e l’elasticità;
    attraverso la stimolazione dei “midolli” agiscono tramite il midollo osseo sull’emopoiesi e sul sistema immunitario e tramite il cervello, l’ipotalamo, l’ipofisi ed il midollo spinale sul sistema psiconeuroimmunoendocrino;
    –  attraverso la visualizzazione mentale dei percorsi e dei movimenti calmano e stabilizzano il mentale con un meccanismo di biofeedback.
    Questi esercizi, essendo eseguiti lentamente e ritmicamente con l’associazione del controllo dei ritmi respiratori, hanno le indubbie ed estremamente positive conseguenze di potenziare la capacità di concentrazione mentale, di rafforzare la muscolatura scheletrica, di migliorare la funzionalità articolare e di promuovere la circolazione sanguigna e linfatica; hanno, in pratica, un’importante funzione terapeutica generale. Si tratta dunque di esercizi semplici che agiscono a più livelli e nel complesso favoriscono il riequilibrio locale e generale.
    Un altro aspetto estremamente interessante delle serie di esercizi riguarda la ginnastica respiratoria a cui vengono costantemente associati. Nella fase di apprendimento si utilizza la respirazione naturale, mentre nelle fasi successive si utilizza la respirazione addominale o quella controaddominale. Nella prima l’inspirazione è esercitata attraverso una esaltazione del movimento diaframmatico che nella forma controaddominale si associa a contrazione consensuale dei muscoli addominali e perineali. Questo tipo di respirazione provoca un aumento dell’escursione diaframmatica che determina un massaggio endoaddominale riflesso il quale a sua volta favorisce i movimenti intestinali, la digestione e la circolazione di ritorno del sangue nel cuore e nel polmone. Praticamente molti di questi effetti sono correlati ad un complesso meccanismo che mentre da una parte determina un aumento della pressione endoaddominale dall’altra provoca una riduzione consensuale della pressione endotoracica correlata alla maggiore escursione diaframmatica. Ciò determina vari effetti secondari:
    1. l’aumento della differenza pressoria toraco-addominale favorisce il ritorno venoso al cuore destro, richiamando il sangue nella vena cava inferiore: di conseguenza migliorano le condizioni del circolo di ritorno endoaddominale e dei distretti limitrofi della regione sottodiaframmatica compresi i plessi peridurale ed emorroidario;
    2. l’aumento della pressione endoaddominale esercita un effetto di “spremitura” meccanica di tutti gli organi interni come fegato, milza, pancreas, utero, prostata favorendone il drenaggio;
    3. l’aumento dell’escursione diaframmatica determina un consensuale aumento della respirazione della base del polmone che migliora l’ossigenazione e la cessione alveolare di CO2 riducendo lo shunt artero-venoso in distretti polmonari normalmente perfusi dal sangue ma scarsamente ventilati.
    Gli utenti possono verificare un miglioramento delle funzionalità generali dell’organismo, e della capacità di concentrazione, acquisendo la consapevolezza di una maggiore padronanza della propria capacità motoria ed intellettuale.  
    Antonio Peis