
Per esperienza ho visto che lavorando prendendo dimora nella compassione anche i momenti più dolorosi e difficili diventano sostenibili, per noi e per chi lavora con noi; questo permette di non isolarci ma rimanere consapevoli dell’ umanità che ci accomuna.
•Che io possa essere in grado di aver cura e coltivare me stesso così da potermi occupare dei bisogni degli altri con generosità, equilibrio e presenza.
•Che io possa sviluppare l’equanimità e lasciare andare l’illusione di risanare o curare gli altri.
•Che io possa vedere questa persona con una mente lucida e un cuore aperto.
•Sebbene abbia a cuore il dolore e la sofferenza che provate, non posso fare per voi delle scelte o controllare la vostra vita.
•Che io possa accettare i limiti degli altri con calore e compassione e accettare i miei limiti con la stessa gentilezza.
•Che io possa vedervi, udirvi e conoscervi nella vostra integrità e bellezza, non solo nella sofferenza e nel dolore che provate.
•Che io possa vedere in questa persona la bontà, l’intelligenza e la vulnerabilità.
•Che io possa lasciare che questo momento sia così com’è, non come io vorrei che fosse.
Ispirato da Sharon Salzberg (2011).