“[…] Uno degli ostacoli principali delle felicità è la tenace convinzione che certe cose ci siano dovute. In effetti questa è una grossa componente del ‘problema’ felicità. Ad esempio, spesso prendiamo la salute come dovuta, come se potessimo e dovessimo restare giovani e sani sempre. Quando la vita ci mette di fronte a una malattia o a un infortunio, tendiamo a reagire con uno stupore carico di frustrazione, o persino disperazione. […] . Questo senso di diritto acquisito (cioè l’idea per cui la vita dovrebbe andare come vogliamo e come immaginiamo che vada) arriva a dirci che dovremmo essere esenti dal provare disagio. Per cui, se ci capita di provarlo, pensiamo che c’è qualcosa che non va; ci arrabbiamo perché ci sembra un’ingiustizia, oppure ci compatiamo. […]. Oltre alle idee di diritto acquisito abbiamo anche molte opinioni e aspettative specifiche riguardo cosa dovrebbe renderci felici: “Se solo incontrassi la persona giusta, sarei felice”, si chiama la sindrome del ‘se solo’ […]. Ciò che accomuna tutti inostri ‘se solo’ è l’implicita riluttanza ad accettare le effettive circostanze della nostra vita. […]”
(Ezra Bayda, Le radici della felicità, tratto dalla rivista SATI dell’Associazione A.Me.Co di maggio-agosto 2016)