“Nuovi perché non più comprensibili da parte di quei genitori, docenti e adulti, che utilizzano come chiave interpretativa le propria adolescenza, la “vecchia adolescenza”.
Nuovi perché frutto di un cambiamento radicale del ruolo e della funzione materna e paterna, frutto di diverse regole e valori sociali.
La crisi dei riti di passaggio e i nuovi miti affettivi.
Scomparsa o attenuazione riti di passaggio (leva militare, esame di maturità, ingresso mondo del lavoro, liberazione dai costumi sessuali, matrimonio, procreazione).
Molti genitori pensano che a far nascere la famiglia sia stato il figlio, un figlio fondamentalmente “buono” e con elevate competenze relazionali e notevoli capacità di stringere amicizia e cooperare.
“Meno regole e meno punizioni”, scompare la paura e il senso di colpa legato alla trasgressione.
L’obiettivo è quello di accompagnare il figlio verso la realizzazione di sé e dei suoi talenti naturali.
Complicità come fattore che segna il rapporto genitori figli nella società contemporanea, il dialogo ha sostituito il severo distacco del passato, i figli hanno un maggior potere contrattuale, spesso si assiste a una loro difesa a oltranza.
Modalità di apprendimento, dal verticale all’orizzontale, in passato erano gli adulti a detenere il sapere la cui trasmissione passava da una generazione all’altra in modo gerarchico. Ora c’è la Rete, siamo nell’epoca dei cosiddetti “nativi digitali” (Ferri, 2011). “L’amicizia” nei social network.
Generazioni confuse
Lento svanire dei confini generazionali, verso una progressiva attenuazione se non addirittura annullamento delle differenze; ma il limite costituisce una barriera che segna una differenza, i limiti sono fondamentali per la costruzione dell’identità.
Accorciamento infanzia e anticipazione ingresso adolescenza, c’è una pubertà psichica che precede la pubertà biologica; si è socialmente precoci. “Infanzia rubata”?, “Adultizzazione precoce”?
Adolescenze interminabili o giovani adulti? A quale età possiamo ritenere si concluda il processo adolesenziale? Adolescenza fino a 18/19 anni poi “giovane adulto”. “Generazione cerniera”, “I pre-adulti”.
Una nuova interpretazione del ruolo materno
Lo sguardo della mamma vede più le capacità dei bisogni del bambino, è impegnata a capire che tipo di bambino le è capitato.
Bambino partecipa alla co-costruzione della relazione materna: la mamma aiuta e sostiene il bambino nella crescita, il bambino la aiuta ad acquisire empaticamente le competenze materne.
Prima indicava la strada dell’appartenenza e della condivisione, ora indica quella della autonomia e socializzazione; preferisce un figlio autonomo, che dipendente e mammone. Ne ha bisogno è una mamma che lavora.
Stimola fin dall’inizio l’autonomia attivando buone relazioni con i mondi/istituzioni in cui lo inserisce.
La crisi dell’autorità paterna
La domanda di oggi che attraversa il disagio della giovinezza
non è una domanda di potere e disciplina, ma di testimonianza.
Sulla scena non ci sono più padri-padroni,
Ma solo la necessita di padre-testimoni.”
(M. Recalcati, 2013)
L’evaporazione del padre”. (Lacan, 1968)
“Il grande assente”. (Saito, 1998)
Eclissi figura paterna, si dice che i padri sono “assenti”, ma quello che possiamo constatare é che non sono mai stati così presenti come ai giorni nostri. Ciò che è “assente” non sono i padri, ma “il Padre”, l’autorità paterna che un tempo organizzava l’intero vivere civile.
I nuovi padri tra fragilità
e ricerca del ruolo
Dal padre etico al “padre materno” (Argentieri, 2005)
Da un lato si è radicalmente “maternizzato”, da l’altro la vicinanza emozionale del figlio anche piccolissimo lo ha indotto a divenire “empatico”, esperto nel sostenere la crescita affettiva e relazionale e non solo quella etica e normativa. E’ divenuto un padre affettivo e relazionale.
“Il padre che oggi viene invocato non può più essere il padre che ha l’ultima parola sulla vita e sulla morte, sul senso del bene e del male, ma solo un padre radicalmente umanizzato, vulnerabile, […] capace di dimostrare attraverso la testimonianza della propria vita, che la vita può avere un senso.” (Recalcati, 2013)
La famiglia e il nuovo progetto educativo
Il cambiamento del modello educativo familiare ha giocato un ruolo determinante nella nascita dei nuovi adolescenti.
Dal modello etico a quello estetico: progressivo abbandono del modello educativo della colpa e del castigo per quello affettivo e relazionale; il compito è quello di farsi obbedire per amore non per paura.
Il bambino non nasce più nell’ombra del peccato originale, non più tendenzialmente colpevole e bisognoso di riscatto attraverso l’educazione, le regole e i valori che gli devono essere imposti.
Genitori indotti a pensare che il loro mandato sia quello di aiutare il bambino ad assecondare la sua vera natura, che è buona e intelligente. Prevale per la coppia genitoriale l’intenzione di svolgere una “funzione ostetrica”, piuttosto che quella di cercare di mettere dentro al proprio figlio regole e rappresentazioni precostituite.”
( Tratto dalla conferenza “I nuovi adolescenti: alla ricerca di sé nella società contemporanea” relatore il dott. Gabriele Nardi del 22 settembre 2018 – Consulta le slide della conferenza)