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“Gli autoconsapevoli, i sopraffatti e i rassegnati…”

    Mayer* ritiene che le persone siano classificabili in diverse categorie a seconda del modo in cui
    percepiscono e gestiscono le proprie emozioni:
    – Gli autoconsapevoli”. Consapevoli dei propri stati d’animo nel momento stesso in cui essi si presentano, queste persone sono comprensibilmente alquanto sofisticate riguardo alla propria
    vita emotiva. La loro chiara visione delle proprie emozioni può rafforzare altri aspetti della personalità: si tratta di individui autonomi e sicuri dei propri limiti, che godono di una buona
    salute psicologica e tendono a vedere la vita da una prospettiva positiva. Quando sono di cattivo umore, costoro non continuano a rimuginare e a ossessionarsi, e riescono a liberarsi
    dello stato d’animo negativo prima degli altri. In breve, il loro essere attenti alla propria vita interiore li aiuta a controllare le emozioni.
    – “I sopraffatti”. Si tratta di persone spesso sommerse dalle proprie emozioni e incapaci di sfuggir loro, come se nella loro mente esse avessero preso il sopravvento. Essendo dei tipi
    volubili e non pienamente consapevoli dei propri sentimenti, questi individui si perdono in essi invece di considerarli con un minimo di distacco. Di conseguenza, rendendosi conto di non
    avere alcun controllo sulla propria vita emotiva, costoro fanno ben poco per sfuggire agli stati d’animo negativi. Spesso si sentono sopraffatti e incapaci di controllare le proprie emozioni.
    – “I rassegnati”. Sebbene queste persone abbiano spesso idee chiare sui propri sentimenti, anch’esse tendono tuttavia ad accettarli senza cercare di modificarli. Sembra che in questa
    categoria rientrino due tipi di soggetti: in primo luogo quelli che solitamente hanno stati d’animo positivi e perciò sono scarsamente motivati a modificarli; e in secondo luogo coloro
    che, nonostante siano chiaramente consapevoli dei propri stati d’animo, e siano suscettibili a sentimenti negativi, tuttavia li accettano assumendo un atteggiamento da “laissez-faire”,
    senza cercare di modificarli nonostante la sofferenza che essi comportano – una situazione che si riscontra, ad esempio, nei depressi che si sono rassegnati alla propria disperazione.
    (*Jonh D. Mayer e Alexander Stevens, “An Emerging Understanding” da Intelligenza Emotiva di Danel Goleman)